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L'Alchimia dei Rosacroce

  • Immagine del redattore: Giorgio Tarditi Spagnoli
    Giorgio Tarditi Spagnoli
  • 3 apr
  • Tempo di lettura: 5 min


L’alchimia è l’arte della trasmutazione, in particolare, una delle sue chiavi di lettura è quella della “trasmutazione devi metalli vili in oro”. Tale pratica risaliva già all’antico Egitto e ancor prima ad Atlantide. Tuttavia tale modo di dire non aveva nulla a che fare con “l’oro del volgo”.


Da questo modo di dire infatti sono nati i più grandi equivoci in campo alchemico: così nel tardo medioevo e ancora più nel Rinascimento e nel periodo Illuminista, una parte di coloro che volevano divenire alchimisti lo volevano al fine di produrre l’oro metallico, così da arricchirsi esteriormente. Questi falsi alchimisti erano detti “soffiatori” poiché dopo aver imbastito i loro esperimenti, in modo mal compreso, per accelerare la trasmutazione “soffiavano” col mantice sull’Athanor, il forno alchemico che invece  rappresenta l’anima dell’essere umano. In questo processo di surriscaldamento i soffiatori scoprirono come sotto prodotto quelle che oggi chiamiamo reazioni chimiche.


Le reazioni chimiche, richiedono che si dia e energia sotto forma di calore in modo brusco, anche esplosivo. A differenza delle trasmutazioni alchemiche, che invece richiedono un calore lento, costante e graduale che permette di apprezzare ogni fase della trasmutazione stessa. Spesso divisa in 3 fasi: Nigredo, l’opera al nero, di decomposizione; Albedo, l’opera al bianco, di purificazione e Rubedo, l’opera al rosso, di sacrificio. A queste tre si aggiungevano ulteriori fasi, o descrizioni di fasi intermedie secondo una certa sequenza numerica, oscillando da un sistema a 3, 4, 5, 7 fino a 12 fasi secondo i Numeri Misteriosi, ovvero la Cabala.


In tutto questo processo l’alchimista Rosicruciano non aveva invece alcun interesse nella produzione dell’oro metallico, il quale poteva essere al massimo un sotto prodotto: al Rosicruciano interessava solo la contro-parte spirituale degli esperimenti alchemici condotti, il quale viene chiamato anche Mistero Solare o, più anticamente, Osirificazione. Tale processo era la riconciliazione dell’uomo con Dio, e la sua reintegrazione nello stato paradisiaco sebbene ora in piena coscienza del fatto che Dio non è più un essere esteriore, come gli Elohim nel Paradiso Terrestre, bensì è un Dio interiore, un piccolo Sole di cui il Sole esteriore è simbolo.


In altre parole i Rosacroce, avendo ereditato la summa di conoscenze ermetiche, magiche e cabalistiche degli Antichi Misteri, in particolare dell’egizio Servizio di Misraim, le infusero nella conoscenza del Cristo, giungendo nel XIII secolo ad una sintesi di tutti i sistemi esoterici nel cristianesimo esoterico rosicruciano. Queste conoscenze venivano coltivate in piccole e umilissime cerchie, di cui esteriormente non si percepiva che il fatto che fossero guaritori e terapeuti.


Parte del loro giuramento comunicare ad altri adepti delle scoperte fatte. Uno dei loro compiti era permettere una comunicazione tra popoli e unire i popoli al di là dei vari regni e aspetti religiosi: in sostanza volevano realizzare l’ideale Templare dell’Europa spirituale. Tuttavia all’epoca non si poteva pubblicare direttamente ciò che si era scoperto, in quanto tanto la chiesa che i vari regni avrebbero voluto impossessarsi di quelle conoscenze, sopprimendo così il veicolo esteriore dello spirito del movimento rosicruciano.


Così gli alchimisti rosicruciani elaborarono un linguaggio simbolico, tratto dalla loro capacità di pensare vivente, acquisita per mezzo dei loro esperimenti. Nacquero così dei linguaggi simbolici chiamati con diversi nomi: il linguaggio verde, per esempio implicando il verde come colore del mondo astrale; o ancora il linguaggio degli uccelli, rappresentando nelle allegorie di uccelli e del loro comportamento le varie fasi alchemiche.


Quando questi testi furono pubblicati vennero ovviamente letti tanto da coloro che potevano comprendere immediatamente la chiave del simbolismo, in quanto adepti rosicruciani, quanto poi da coloro che non ne avevano affatto le chiavi ma che avevano brama di facili guadagni. Quando poi nel rinascimento si diffuse la ricerca dell’oro per mezzo dell’alchimia, i soffiatori cercarono in tutti i modi di essere accettati nelle cerchie rosicruciane, credendo di poter finalmente decifrare il simbolismo dei loro libri alchemici e ottenere l’oro metallico... con ben poca fortuna!


Tali conoscenze esoteriche dell’alchimia sulla trasmutazione dei corpi inferiori nello spirito attraverso l’anima, erano infatti le stesse dell’Oracolo del Sole di Atlantide, il cui Alto Sacerdote si occupava della preservazione della vita di tutti gli altri 7 Oracoli Planetari: in questo oracolo veniva praticato il cosiddetto sacerdozio di Melchizedek, ovvero l’eucarestia col pane ed il vino, la quale rappresenta la prima forma di trasmutazione operata dal calore e luce del Sole, cioè l’Io Cosmico unito all’anima della Terra, sul corpo fisico ed eterico della Terra e dell’uomo, il pane ed il vino. In altre parole la transustanziazione del pane e del vino durante la messa è un ricordo di questa antica pratica solare atlantidea, la quale era la trasmutazione dell’elemento terrestre per mezzo del Sole.


A proposito di questo, nell’ambito dell’alchimia vegetale, veniva prodotta “l’acqua di vita” o “acquavite”, la quale, come dice il nome stesso, è il concentrato eterico della sostanza astrale della pianta, ovvero i frutti o la sostanza zuccherina. Lo zucchero infatti corrisponde alla sostanza astrale. La componente alcolica veniva chiamata anche “spirito” in quanto permetteva la conservazione delle sostanze che, senza di esso, si sarebbero decomposte: così come il corpo elementare dell’uomo si decompone quando l’Io lo lascia al momento della morte.


Questo processo è possibile vederlo anche dal punto di vista degli elementi fondamentali della chimica organica, cioè del vivente: carbonio, che corrisponde al corpo fisico; ossigeno, corpo eterico; azoto, corpo astrale e infine idrogeno, l’Io. Di conseguenza il carbonio corrisponde al processo della terra-solido, l’ossigeno a quello dell’acqua-liquido, l’azoto dell’aria-gas e l’idrogeno del fuoco-calore. Il carbonio veniva chiamato dagli alchimisti “Pietra Filosofale” in quanto essa poteva trovarsi tanto nello stato meno spirituale, la grafite, che in quello più spirituale, il carbonio. Fare la Pietra Filosofale era dunque trasformare il corpo fisico in corpo di diamante (Uomo-Spirito) per mezzo delle forze dell’Io, l’idrogeno, che compenetrano il processo di respirazione, l’azoto (Sé Spirituale), il quale da animale e dunque producente il veleno anidride carbonica, giunge ad invetrirai per produrre ossigeno, cioè la vita nell’eterico (Spirito Vitale). In altre parole è la 3 volte Grande Opera compiuta da Ermete Trismegisto, appunto “3 volte grande”.


Nella cabala questo triplice spirito è la lettera ebraica Shin, che ha appunto forma di un tridente con 3 fiammelle sulle punte, a significare la radice comune dello spirito nell’Io, ovvero in Dio il quale è contemporaneamente la Trinità. Il significato della parola che designa la lettera “Shin” significa “dente”. La lettera stessa può essere vista come un dente con tre cuspidi, come una solida fiamma tricuspide. Il dente è la parte del corpo fisico più duratura in assoluta grazie allo smalto, la sostanza organica di carbonio più vicina alle caratteristiche del diamante. I denti rappresentano la volontà in cui opera più profondamente lo spirito più sublime.


Dunque la Pietra Filosofale che cos’è se non al contempo la sostanza più vile e più nobile?


È tra altezze ed abisso che lo spirito opera in verticale, così che trasforma ciò che è più basso in ciò che è più alto. Il sentimento che abbiamo verso gli “scarti”, tutto ciò che viene scartato, è infatti il principio del sentimento dello spirito, del pensare del cuore. Widar, l’Arcangelo che ha sostituito il ruolo lasciato da Michael nel 1879 quando ascese al rango di Archai, è quel misterioso Arcangelo silenzioso, il quale al momento del Crepuscolo degli Dei, prenderà tutti i materiali che sono stati scartati dall’uomo nella lavorazione artigianale e formerà gli stivali con cui squarcerà la bocca del lupo Fenris, la chiaroveggenza atavica divenuta ormai invischiata nella materia, cioè in Ahriman. Come ci ricorda il Cristo infatti:  “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?»


Tale pietra è l’Io che trasmuta tutto ciò che è inferiore in tutto ciò che è superiore e così facendo supera ogni dualismo.

 
 
 

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